Tradotto da Monica Manicardi
Questo testo appartiene alla serie Las Insurrectas
Considerata da molti critici d’arte come una pittrice naif, sottovalutata per la sua tecnica, Frida ha vinto col passare del tempo e la sua arte ha attraversato il mondo e lo fece così piccolo da stare nel palmo delle sue mani. Così illimitata è la donna che ha azzardato a resistere, a sfidare, a rivelarsi, a dire io non marcisco qui inerte, quella che disse questo dolore non mi toglierà l’espressione della mia anima e dipinse, dipinse, dipinse contro ogni pronostico. Quella che fece dell’arte naif la bellezza delle anime semplici.
Perché si tratta di disprezzo, di collocare all’ultimo posto la persona che dipinge senza tecnica scolastica e perché sono stati i popoli d’origine i monumentali convertire in colori la vita semplice della quotidianità; il rifiuto va verso di loro innanzitutto e verso coloro della classe operaia che hanno osato, nati come domestici ad uscire dal luogo dove li ha relegati la società razzista, classista e con la mente colonizzata. Perché si pensa scioccamente che l’arte appartenga solamente ad un settore della società: alla classe della media borghesia. E che l’operaio non possa né creare né beneficiare. Come se l’arte non fosse in tutto ciò che siamo e facciamo come umanità, indipendentemente dalla religione, dalla classe sociale, dalla nazionalità, dalla lingua, dalla etnia. L’arte sta anche dal modo in cui afferriamo la tazza con la quale prendiamo il caffè.
Dovremmo disimparare e tornare ad imparare e quando si vede un artista naif, dare valore al suo lavoro, perché lo ha fatto con il massimo degli sforzi, perché non ha avuto l’opportunità di andare a scuola, perché in gran parte dei casi lo ha fatto contro ogni aspettativa, perché non ha avuto le risorse, perché lo ha ricercato e perché è uscito dal suo posto dove la società lo ha rinchiuso. Il caso di Frida Kahlo non ha a che vedere con le risorse economiche in età adulta ma con la sua limitazione fisica in seguito alle circostanze della sua vita. Frida poteva arrendersi prima di iniziare e fece tutto il contrario.
La sua arte non solo è una lotta costante contro le avversità, ma è l’espressione di un’anima alla quale nessun carcere di immobilità riesce ad abbattere, è per questo che la sua pittura è tanto preziosa, perché ogni pennellata è la prova della resistenza al declino. Qualsiasi altra persona al posto suo avrebbe rinunciato, sarebbe caduta in depressione, nell’immobilità, nel dolore fisico ed emotivo e lei lo ha combattuto con i pennelli. La sua arte è tanto originale come lei stessa. In un mondo afflitto da impostori e manipolatori Frida ha azzardato ad essere se stessa. E questa società ci ha insegnato a disprezzare l’originale e ad applaudire il plagio, anche se con la tecnica scolastica.
L’arte di Frida Kahlo è un universo in sé e non serve comprensione, nemmeno il più saputello delle tecniche artistiche lo può analizzare, la sua arte si sente nell’anima, come la resistenza dei popoli d’origine, come la volontà delle donne che hanno il coraggio di affrontare i canoni patriarcali per distruggerli con i loro tentativi costanti. Perché la vita è questo, un tentativo ogni secondo. E Frida ha vissuto ogni secondo della sua vita, molto di più di qualsiasi critico d’arte o qualsiasi altro pittore con la tecnica scolastica. La sua eredità è monumentale e dobbiamo prenderlo e portarlo come bandiera con umiltà.
L’arte è politica, dicono in molti, ma si dimenticano che l’essere umano è politico per natura dalla sua nascita, per questa ragione nel corso della storia si è visto una grande quantità di artisti aggrapparsi al dolore e alle tragedie dei popoli per proprio interesse. Frida dipinse se stessa perché era ciò che aveva, ciò che vedeva tutti i giorni, con cui passava più tempo, ma parlava con i lavoratori come lo faceva con i suoi amici di tutta una vita, qualcosa che non si vede nel settore artistico culturale perché nelle loro conversazioni vogliono gente importante per poter salire in alto per un tornaconto personale. Si lanciano fiori uno con l’altro. E Frida ha avuto queste persone nelle sue conversazioni, certamente, ma non ha disprezzato chi con le mani piene di calce e cemento hanno innalzato le fondamenta delle grandi città.
Il suo essere politico come gente comune e mortale, senza credersi l’ultimo vaso d’acqua del deserto la portò a manifestare per il colpo di Stato in Guatemala a Jacobo Arbenz nel 1954. Quale artista lo farebbe oggi? Pochi, molto pochi. Ma la grandezza è che lo fece quando stava molto male fisicamente, Frida manifestò il 2 luglio e morì il 13 luglio del 1954. La sua ultima foto che la ritrae viva è in questa manifestazione. Questo ci dice tutto del suo impegno come artista e come essere umano con i popoli marginati. E’ questo che dobbiamo apprendere da lei, ma viene criticata per il suo coraggio, perché è meglio criticarla che imitarla. E’ meglio puntarle il dito e disprezzarla che prenderla da esempio, e valorizzare la sua lotta e immensità.
Per la sua audacia, per la sua sfrontatezza, per il suo essere integrale Frida Kahlo è una delle ribelli dell’America Latina.
Ho avuto la meravigliosa opportunità di assistere ala esposizione Timeless che si realizza negli Stati Uniti, nella quale si espongono circa 25 opere della pittrice, portate dal Messico dal museo di Olmedo. Ho reso onore da operaia che sono alla donna che ha difeso il popolo guatemalteco, quando le patate bruciavano.
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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado