Le pannocchie stese al vento

Tradotto da Monica Manicardi

Ogni volta che può, Perfecto dice a quello che incontra sulla sua strada che da molti anni ha  la sua famiglia negli Stati Uniti  e che ha provveduto ai documenti per tutti i suoi figli, persino i nipoti che sono nati  al Nord. Ma la verità è diversa, la realtà di Perfecto è come quella di migliaia di persone prive di documenti, si vergogna nel dire che non ha documenti e la paura della deportazione lo fa mentire costantemente sulla sua vita nel paese.

Emigrò più di trent’anni fa, ancora adolescente. Nella sua prima notte al Nord  l’angoscia non lo lasciava dormire, era in un posto dove non parlava la lingua e a migliaia di chilometri da casa sua, senza alcun famigliare vicino. Perfecto partì con un gruppetto di ragazzi che un giorno lasciarono San Francisco Cajonos, per avventurarsi alla ricerca di un futuro migliore per la propria famiglia, dall’altra parte del Rio Bravo.

Cresciuto in un villaggio dove la gente fa piantagioni comuni, a Perfecto  l’ego e l’individualismo lo demoralizzava,   si sentiva abbattuto. Trent’anni dopo si sente estraneo a quella società con cui non condivide assolutamente nulla. È uno dei tanti che non ha imparato la lingua perché ha sempre lavorato con latinoamericani che non parlano inglese.

La paranoia per paura della deportazione gli ha danneggiato i nervi, per questo motivo un giorno ha deciso di inventarsi una vita diversa, ha immaginato di avere i suoi documenti in ordine e di poter viaggiare nella sua nativa Oaxaca, da quel momento da anni   racconta storie dei suoi viaggi di vacanza e delle attività che ha nella sua patria per anni. Di notte, quando la sua giornata lavorativa è finita, Perfecto arriva nell’appartamento che condivide con altri dodici uomini, si sdraia sul materasso che ha gettato in salotto e fa ogni sforzo per dormire, ma da quando è emigrato le notti si allungano sempre di più sulla scia dell’insonnia dove inizia l’alba di chi non possiède documenti.

La città con il suo gigantesco trambusto di festa e  di caos si calma solo un po’ nelle fredde notti invernali, mentre il freddo si insinua attraverso la finestra dell’appartamento, Perfecto sogna le montagne della sua città natale, con l’odore del pino, le pannocchie stese al vento e l’ora di cena al tavolo di famiglia. Solo nelle notti d’inverno Perfecto torna bambino, un bambino che non deve essere costretto ad emigrare.

Questo testo può essere condiviso in qualsiasi blog o social network citanto la fonte di informazione  URL:  https://cronicasdeunainquilina.com

Ilka Oliva-Corado @ilkaolivacorado

Deja un comentario

Este sitio usa Akismet para reducir el spam. Aprende cómo se procesan los datos de tus comentarios.