Progressisti dei social media

Tradotto da Monica Manicardi

L’America Latina è infestata da grandi progressisti dei social media. Alcuni con la pelle più dura dicono che sono rivoluzionari. Come in altri tempi, dove la carta tollerava tutto, ora sono i social network. Sono il catalizzatore per eccellenza della nostra mediocrità umana. Dicono che oggigiorno tutti hanno i social, ma no, non chiunque,  solo quelli che possono avere accesso a un computer, a uno smartphone o a un tablet, che hanno la possibilità per pagare internet a casa, il popolo non ha nemmeno accesso a una tortilla salata.   

I social network appartengono alla classe media e alla borghesia. Di coloro che hanno avuto accesso all’istruzione formale, di coloro che dovrebbero aver avuto una tale opportunità nella vita, il loro livello di ragionamento è superiore a quello di chi non ha un certo tipo di conoscenza. E che il loro dovere dovrebbe essere quello di aiutare a chiarire le nuvole formate dalle grandi corporazioni della disinformazione e della manipolazione dei media, ma no, al contrario, questo tipo di persone infami si uniscono alle masse che si coprono la  violenza dei governi corrotti e neoliberisti e le dittature. Al sistema misogino, razzista, classista e patriarcale: perché così sono loro e si sentono rappresentati.

Questo tipo di persone che potrebbero usare i  social network come piattaforma per combattere la disinformazione oltre a pubblicare le loro molestie quotidiane: fotografie delle loro stanze,  quello che mangiano, i loro viaggi di piacere, le domestiche che cucinano per loro, il moccolo dei figli, le pulci dei loro cani, il loro ultimo brufolo, le ciglia finte, i loro riconoscimenti, le  conferenze, i tappeti di fiori dove camminano e la frequentazione con “gente per bene”, quando la utilizzano come mezzo di informazione è per disinformare con fatti e intenzioni. Sapendo che ciò che stanno pubblicando aiuta a manipolare. Mostrando il disprezzo e l’odio verso i popoli che si azzardano a mettere in discussione il sistema. Senza scrupoli, questi grandi progressisti della nuova era latinoamericana sono i grandi cospiratori che si uniscono alle orde di traditori che vogliono seppellire vivi quelli che dicono acqua invece di oro.

Si credono di essere  la ciliegina sulla torta e tra questi personaggi danteschi ci sono poeti, pittori, intellettuali, docenti universitari, registi, cantanti, che approfittano della minima occasione della sofferenza del popolo per «creare» la loro arte e così ottenere il beneficio personale de meschini. E partecipano ad ogni conferenza, ai festival, vivendo a spese degli emarginati e degli impoveriti. Dentisti che hanno fatto fortuna strappando denti a intere comunità. In ogni dente la gioia di chi si crede superiore.

Ecco perché queste «menti privilegiate» non si pronunciano mai per gli  ecocidi, per il furto di terre ai contadini, per la deviazione delle acque dei fiumi, per la scomparsa dei capi delle comunità, o per gli innumerevoli omicidi di questi. 

 Perché sono d’accordo. Mai, questi personaggi che si definiscono progressisti non denunceranno l’appropriazione indebita milionaria delle mafie in carica nei governi. Progressisti di cosa? Se sono i  mediocri di sempre che ai tempi della dittatura si pugnalavano alle spalle.  Non si dichiareranno mai fascisti, ma sono così subdoli. Allora   dicono che sono progressisti  perché la parola è migliore per i loro misfatti. Sono quelli che non saranno mai dalla parte degli emarginati perché sono quelli che li emarginano o che beneficiano di quell’esclusione. Non difenderanno mai i diritti dei poveri perché sono loro che beneficiano del furto. Non denunceranno mai l’ingiustizia perché l’impunità consente loro il tenore di vita che conducono. E sono quelli che non metteranno  mai in gioco la loro stabilità socio-economica per fare la cosa giusta.  Al contrario, sono quelli che con le loro piattaforme e i loro titoli  fanno parte di quel conglomerato di fascisti che, senza un pizzico d’amore nei loro cuori, accoltellano chiunque per mantenere il loro status.

Li vediamo in questo momento, mentre pubblicano che c’è una dittatura a Cuba e in Venezuela appoggiando il blocco economico in entrambi i paesi, invocando per l’intervento militare, ma tacendo sui massacri in Colombia e Palestina.  Per i massacri in Bolivia, Ecuador e Cile. La dittatura in Brasile. Per la  corruzione in Guatemala, El Salvador e Honduras. E inoltre pubblicando tutta la disinformazione che arriva a portata di mano sulla tastiera, molti sapendo che nel loro lavoro o grazie alle loro funzioni  hanno seguaci che li vedono come menti illuminate. Per non parlare dei mediocri docenti universitari, che infestano le menti dei loro studenti. E lo  fanno ad ogni evento neoliberista dei governi corrotti che pullulano in America Latina. Quel che è peggio, è questa piaga che si tramanda di generazione in generazione.

Per questo, i pochi che hanno lucidità di pensiero e sono fedeli alla lotta dei popoli, anche se sembra un’illusione e li condannano a una lotta già persa in anticipo, devono darsi il compito di essere quelli che con la pazienza e nonostante la stanchezza, osino colpire i fagioli e sgranare il mais. Che il seme più improbabile è quello che fiorisce molte volte in luoghi inaspettati.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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