E’ la politica dello Stato la violenza di genere

Tradotto da Monica Manicardi

È la politica dello Stato  nelle società con governi neoliberisti, la  violenza contro le donne e le masse impoverite e sfruttate. Prima del braccio armato, c’è la risorsa della religione che manipola emotivamente gli esclusi ma violenta doppiamente le donne a causa del loro genere. In nome della fede, protetta dalle religioni misogine, molti uomini esercitano la violenza di genere a tal punto da sfociare in femminicidi. Questa non è una novità, non stiamo scoprendo l’acqua zuccherata. Ma uno Stato assente, infestato dalla corruzione, dove si diffonde il  maschilismo, la misoginia, l’omofobia e si alimenta il patriarcato costantemente è responsabile della violenza di genere nell’intero contesto.

Senza leggi che puniscano coloro che violentano le donne in ogni modo, la violenza di genere continuerà. E il principale criminale è lo Stato che con le sue politiche nega il diritto all’aborto, seguito da una meticolosa pianificazione di impoverimento dei settori più sfruttati. Negare l’accesso all’istruzione alle ragazze dei settori più vulnerabili. Costringerle a partorire manipolando la popolazione che l’aborto è un omicidio punito da Dio, invece di informarle dei loro diritti, senza interferire con i loro corpi. L’aborto è un diritto negato dagli Stati repressivi in cui governano principalmente uomini maschilisti, che lo usano come arma di punizione contro le donne a causa del loro genere. Ma se una loro figlia rimanesse incinta, la mandano ad abortire nella miglior clinica del paese o all’estero e lo stesso vale per  i leader dell’oligarchia.

Ragazze senza accesso all’istruzione, senza un’alimentazione sana, senza accesso a un sistema sanitario, che vivono in case dove non  hanno la minima sicurezza in ambienti violenti sistematicamente orchestrati dallo Stato, sono ragazze che non avranno mai uno sviluppo integrale, di conseguenza non saranno nemmeno  donne affermate, né personalmente né professionalmente. La cosa comune sarà vederle essere madri sin dall’adolescenza, per un abuso sessuale, perché è stata vittima di un  amore romantico patriarcale o perché è stata sposata con la forza, tutto tranne che una persona felice e realizzata. Nessuna donna può essere felice in queste condizioni.

Come può  essere felice una bambina  con una madre che lavora 16 ore in fabbrica, pulendo un edificio, un ospedale, bruciandosi  la  vita nelle aziende agricole? Una madre che parte all’alba e torna a tarda notte alla quale le si toglie la  possibilità di stare con i suoi figli, di vederli crescere, di abbracciarli, di condividere con loro un po’ di  tempo. Nemmeno lei lo ha avuto, in questa catena di abusi sistematici che è la politica dello  Stato.

I comportamenti e le azioni di maltrattamento contro le donne si contano a migliaia, non è necessario arrivare alle mani per dichiararne  l’abuso, c’è anche l’abuso emotivo che è altrettanto dannoso. Ma nelle nostre società  la violenza esercitata dallo Stato in queste post-dittature, ha fatto sì che anche gli uomini abusassero di bambine, adolescenti e donne in ambienti familiari perché principalmente sanno che la vergogna è una buona alleata e finché gli altri  fuori dalla porta  non si accorgono di cosa succede, loro possono fare quello che vogliono all’interno delle proprie case. Perché è sempre il consiglio del sacerdote o del parroco della chiesa, perdonare, tacere, tenere unita la famiglia a costo di crimini che devono essere pagati con il carcere ma che se vengono esercitati contro una donna possono benissimo essere perdonati da Dio.

È così che vediamo l’aumento impressionante degli abusi sessuali sulle bambine, da parte dei loro genitori, nonni, fratelli, cugini, adolescenti incinte vittime di abusi all’interno della loro stessa casa. Sanno che non esiste una legge che li punisca perché le politiche dello Stato sono quelle della repressione e della violenza alla popolazione, quelle dell’impoverimento e dello sfruttamento lavorativo perché più lavorano, più una persona è stanca, più ha fame, meno ha forza, ha meno tempo ed energia per pensare, perché senza istruzione non conoscono i propri diritti e se questo è usato di proposito per genere è molto più vantaggioso per un governo corrotto e criminale, avere madri bambine e infelici che adolescenti sulla via verso  l’istruzione superiore e nello sviluppo professionale: essendo madri non sono in grado di interrogarsi sul perché la povertà le costringa a cercare cibo fuori orario per i propri figli, invece se si evolvono professionalmente  hanno accesso a un altro livello di vita e rivendicano i loro diritti e possono mettere in discussione le politiche dello Stato che, se glielo propongono, possono cambiare.

Come società siamo arrivati a varcare tutti i limiti perché anche lo Stato li ha oltrepassati, è per questo che  un femminicidio non provoca spavento, né stupore né indignazione perché ha  smesso anche di sorprendere che piccoli aerei carichi di droga atterrino e li brucino dopo senza essere trovati  i responsabili. Perché non sorprende più che la stessa polizia o l’esercito siano coloro che custodiscano le spedizioni. Perché non sorprende più che gli stessi membri delle forze di sicurezza siano quelli che violentano le donne e non vengano puniti. Poi un civile dice: ma se quelli in uniforme violentano, perché non posso farlo anch’io con qualsiasi con  donna, che sia del mio ambiente familiare o no. Se lo stesso presidente vede che uccidono delle donne e non  fa niente, è perché non  gli interessa, allora chiunque sa che può violentare una donna che gli piace e non avrà conseguenze.

Un crimine dello Stato è negare  cibo, salute e istruzione alle bambine, ma è anche voltarsi dall’altra parte quando le violentano a causa del loro genere, quando le picchiano, le mettono incinte, le fanno scomparire  e le uccidono. Quando accade la stessa cosa con adolescenti e donne. Ma se uno Stato non si pronuncia, quel governo deve essere cambiato immediatamente dalla società, quindi sono le persone che devono reagire e portare al potere persone capaci che capiscono che è dallo Stato che devono essere esercitate le politiche di cambiamento verso la violenza sistematica contro le donne. Ma quale società è disposta a farlo? Contro la violenza di genere vediamo a livello mondiale che sono soprattutto le donne a parlarne, perché gli uomini sono dell’ideologia che  sono i più avvantaggiati dall’inesistenza di leggi che puniscono tali crimini e aberrazioni.

Dunque saranno le donne quelle che cambieranno le politiche statali per alimentare sistematicamente la violenza di genere.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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