Diamo a Maradona quel che è di Maradona

Tradotto da Monica Manicardi

Il calcio è delle persone, della periferia. Come lo sono i fiori selvatici, l’edera, i pascoli e le strade di fango. Le casette di mattoni, le capanne laminate, la fame, i sogni irraggiungibili, la schiena solida e bruciata, la testa alta, la mano amica, le spalle che sostengono, lo sguardo che porta l’anima nelle pupille. I turni di lavoro fuori orario, il sole e il freddo attaccato alla pelle. E i popoli non hanno frontiere, né lingue, religione, nazionalità, si uniscono in una  cosa unica, tutti i popoli sono uno solo quando si parla di calcio.

Perché il calcio è come l’ossigeno, come l’acqua della pioggia che rende più belle le piante e i campi incolti dove giocano i bambini, nei sobborghi  è la sopravvivenza, perché il calcio nutre l’anima. Il calcio è il catalizzatore per eccellenza della periferia, quello che provoca maggior allegria ed è il maggior dolore condiviso quando perde o vince una squadra.  E non è per quello che hanno fatto le mafie, questo è distinto.

È la passione delle passioni, è quella che fa ribollire il sangue, quella che eleva al cielo chi segna un gol, quella che porta all’inferno chi sbaglia un rigore, né la droga più potente né la tortura più crudele è riuscita in questo con l’effervescenza che il calcio provoca nell’animo umano. Ma bisogna chiedere a Mujica come ha vissuto il calcio nei suoi 12 anni di prigione. Quindi, per capire come i popoli del mondo piangono la morte di Maradona, bisogna capire cosa significa il calcio nei luoghi emarginati, dove una delle poche gioie è data dallo sport più bello del mondo.

Analizzando prima questo, dopo è molto facile capire perché Maradona fosse così amato dalla gente da non dare il suo cuore a nessun dio. Il cuore delle persone non si vende, si guadagna, l’amore delle persone nasce spontaneamente. E come non potrei  amare Maradona che avrebbe potuto dimenticarsi della baraccopoli del sobborgo, della fame della miseria, del caldo abbraccio di chi ha solo la dignità per affrontare la vita, che come Evita ha interagito con i potenti ma non ha mai venduto la sua anima provinciale, dei bassifondi,   anche con le conseguenze che questo avrebbe portato.

Poiché Maradona non è stato espulso dal calcio d’élite a causa della droga, è stato espulso per la sua irriverenza nei sobborghi, per la sua presenza di stare  con la testa alta e parlare quando gli altri tacevano o si mettevano sul tappeto o in ginocchio, per i due goal contro l’Inghilterra che non glielo hanno mai perdonato. Per l’orgoglio dei sobborghi, per aver fatto quello che voleva fare quando altri con la doppia faccia salvavano le apparenze. Che bello che ha cercato di essere libero a modo suo, in questo mondo che ci rende schiavi in un modo o nell’altro. Almeno uno di noi ha provato a volare senza dimenticare di portare in alto sulle ali l’onore del sobborghi.

Forse si è perso nel cammino, ma chi non lo fa? Solo che lui, essendo il Dio del calcio, ogni sospiro era pubblico. E quelli che lo odiavano per la sua origine, per i suoi arresti di identità di classe, lo dimensionavano di più. Pertanto  siamo tutti mondani, alcuni più di altri ma alla fine anche noi sguazziamo nello stesso fango. Perché doveva sbarazzarsi del maschilismo e del patriarcato?  Forse ce ne siamo liberati noi? Perché tenersi sulle spalle il peso millenario della misoginia e non prendere la parte che ci tocca? Perché lapidarlo quando facciamo tutti parte di questo sistema che viola le donne? E perché non pensare ciò che provoca l’esclusione e i colpi (fisici ed emotivi) nella mente e nell’anima di un bambino dei bassifondi? Perché ha dovuto sbarazzarsi dei suoi inferni,solo perché era il Dio del calcio? E noi ci siamo sbarazzati dei nostri? Perché ha dovuto liberarsi del fascino che il patriarcato nel mondo del calcio offre agli uomini? Forse non era umano anche lui? Forse ha avuto qualche guida nella vita? Forse non è uscito da solo dalla miseria al mondo milionario del calcio d’élite? Perché doveva essere un esempio e avere equilibrio nella sua vita? E il sistema, cosa diciamo del sistema e dei dintorni? È vero, bisogna essere nello sport quello che si è nella vita stessa. Ma questo vale per tutti, non solo per un essere umano. Ci siamo riusciti? E se ci siamo riusciti, cosa ci dà il diritto di indicare gli altri?

Quello che succede con Maradona è che lo odiano così tanto perché non gli hanno mai perdonato per non aver dimenticato la sua origine, per non aver venduto la sua anima di periferia al lusso dell’opulenza, di coloro che dominano i popoli.  Al contrario, invece di cercare l’ombra e l’accoglienza dei fascisti, è andato dalla parte di chi prende bastoni e proiettili quando non ne aveva alcun bisogno. Quando poteva dimenticarsi di loro.

Non era solo la sua capacità atletica, la sua tecnica di dominio della palla, il suo genio con le finte, i suoi goal spettacolari, ciò che rende immenso Maradona è la sua identità di classe e la sua memoria storica. Decidere da che parte della vita stare, anche se questo gli è valso il flagello di coloro che lo controllavano ogni volta che potevano.

Per questo la gente piange per lui, perché poteva vendersi, mettersi su un tappeto o in ginocchio davanti agli oligarchi e alle grandi mafie del calcio e del capitale, ma ha deciso di ingoiare la terra con chi schizza nel fango, pertanto le sue gambe hanno creato arte dentro il campo di calcio con l’argilla e le sue azioni ribelli hanno fatto innamorare l’anima delle periferie. E dalla periferia del mondo diciamo grazie, per averci fatto sognare e godere con la passione delle passioni, ma per alzare la voce quando poteva tacere e dimenticare la sua origine e della sua  gente.

Da parte mia, la selezione dei miei amori è e sarà il Brasile e il mio giocatore preferito è Pelé, ma diamo a Maradona quel che è di Maradona.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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