Diplomi estivi

Tradotto da Monica Manicardi

Le tribune del campo di football americano della scuola erano pieni di  di gente, il sole nei giorni d’estate era favorevole, al punto giusto, il clima era perfetto, i partecipanti vestivano i loro abiti migliori, non erano da meno dato che si diplomavano al liceo i discendenti della famiglia. Molti nati negli Stati Uniti e altri emigrati da bambini che parlavano inglese senza accento ai quali il ricordo del paese d’origine era ogni giorno sempre più lontano, come la università, la casa dei nonni e la residenza  legale nel paese.

Molte famiglie di migranti latini negli Stati Uniti si formano in modo diverso dai loro paesi d’origine: bambini che vivono con i vicini perché  arrestarono i loro genitori i quali decisero di lasciarli affinché avessero un futuro migliore; altri che rimasero a vivere con gli zii, alcuni rimasti soli accuditi dal fratello maggiore che è adolescente, il quale lavora e studia;  vivono in una stanza che qualcuno gli ha fatto il favore di prestargli o affittargli in una casa. Nessuno riferisce alle autorità affinché questi bambini non abbiano problemi di separazione, preferiscono che stiano insieme e li aiutano dentro la comunità.

Questa comunità può essere formata da membri di una chiesa, vicini, genitori di famiglia della scuola, in una rete di aiuto silenziosa;  è così che  tra vicini, conoscenti e famigliari fanno i turni per portare i bambini a scuola, al dottore, alle loro attività extrascolastiche e, si tessano fili per formare l’enorme filare della ragnatela che fa  delle comunità migranti latinoamericane un mondo esterno con realtà diverse a quello del concetto di famiglia che appare nei libri di testo.

E si trovano anche dentro questa gamma di famiglie diverse quelle che hanno il padre o la madre deportati: quello preso dal poliziotto quando andava al lavoro, nella strada, nella fermata dell’autobus, nel lavoro. Le famiglie dove è arrivato il padre per primo al paese e che poco a poco ha portato i figli con la discontinuità tra l’arrivo di uno e l’altro negli anni, poi ci sono i casi di padri con il figlio maggiore che vivono negli Stati Uniti e il resto della famiglia nel paese di origine. Affittano una stanza o un appartamento dove vivono altri migranti nelle stesse condizioni: indocumentati.

Il caso della mamma nubile che è migrata  e che è andata a prendere i suoi figli, senza traumi a causa del viaggio di attraversamento, ognuno con i suoi inferni post frontiera che esplodono in mille modi o che  li consuma in altrettanti mille modi. E’ così che bambini della scuola primaria  o elementare hanno già uno o due arresti con la polizia perché li trovano nella scuola con droghe, alcolizzati o che rubano per comprare droga. Perché solo la droga gli permette di dimenticare momentaneamente l’inferno. O quelli che finiscono schiavi nella rete  del traffico.

L’inferno è anche vivere in situazioni di povertà estrema, perché negli Stati Uniti anche questo esiste, di vedere che la loro madre o il loro padre lavorino tre turni al giorno affinché possano far arrivare dal loro paese gli altri figli ed è più difficile se vivono  in stati dove nevica, dove le temperature sono bassissime e non hanno il riscaldamento o in estate quando salgono e non hanno l’aria condizionata.

La situazione delle famiglie dopo che  finalmente riescono a portare tutti i loro figli al paese, i padri finiscono col divorziare. Il  caso dei bambini che hanno viaggiato da soli e che li hanno catturati la polizia alla frontiera e che nessun famigliare è andato a prendere per paura di essere deportato, è terminato  essendo parte del programma del governo, vivendo con famiglie che gli aiutano a crescere. I bambini che sono riusciti ad arrivare i cui genitori sono stati segnalati dalle autorità perché crescono i loro figli in condizioni insicure rappresentando un pericolo per loro, sono stati dati a famiglie che lavorano nel programma del governo.  E ci sono anche i bambini che attraversano  la frontiera tutti i giorni per studiare negli Stati Uniti e che dormono  con le loro famiglie in territorio messicano.

Ci sono  bambini che sono nati negli  Stati Uniti e che vedono il loro padre solo alcune ore durante la settimana, come i bambini migranti, perché loro sono indocumentati e lavorano tre turni al  giorno, questi bambini non possono viaggiare nel paese d’origine dei loro genitori a visitare i loro nonni per la situazione economica in cui vivono, riescono appena a pagare l’affitto dell’appartamento o della stanza. E vivono alla stessa maniera dei bambini migranti senza documenti.

Il sole era favorevole e il clima era perfetto, si diplomava una generazione in più della scuola superiore del villaggio dove vivono in maggioranza operai latini, era il mese dei diplomi negli Stati Uniti e sono pochi i privilegiati che terminano la scuola superiore, perché per ogni bambino che si diploma ci sono migliaia che lavorano senza avere l’opportunità di studiare, quelli che hanno lasciato  la scuola a metà strada, oltre alle centinaia che muoiono al confine cercando di raggiungere il paese.

Questi bambini diplomati sono in molte famiglie, i primi ad andare a scuola, pochi di loro continueranno a distinguersi e si contano sulle dita coloro che  continueranno l’università, perché la maggioranza hanno l’onere di aiutare nelle spese domestiche e crescere i fratelli, come nel paese d’origine è toccato ai loro genitori e nonni. La maggior parte proprio come i loro genitori e nonni, si sposano giovani quasi bambini e hanno figli.

Un ciclo che varia molto poco e che è molto difficile da rompere perché è sistematico e patriarcale, che va oltre al confine territoriale.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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