Dolci al cardamomo

Tradotto da Monica Manicardi

Lei è nello stagno a lavare i panni di tutta la famiglia dalle quattro del mattino, alcune sono arrivate alle tre, ognuna accompagnata da una lampada per illuminarsi un po’ nel grande buio in mezzo al boschetto del villaggio.  Hanno anche una tettoia che le copre un po’ quando piove senza vento, ma quando vengono i temporali non hanno nulla per ripararsi  e lavano prendendosi l’acquazzone  ritrovandosi con i panni inzuppati d’acqua che sgocciolano mentre tornano a casa.

Se finiscono prima dell’alba, ne approfittano per fare il bagno, con sapone per auto o l’olio d’oliva che avvolgono le pannocchie di mais, e senza dimenticare la pietra pomice per strofinare i calcagni. Ma se la giornata si schiarisce non possono perché lo stagno è sul ciglio della strada e allo scoccare delle sei del mattino si è già  riempito di mucche, capre, bambini e adolescenti che vanno a pascolarle e  adulti che prenderanno l’autobus per recarsi nella capitale.

Alle sei Lupita deve andare a organizzare la vendita, a cagliare il latte per fare il formaggio, ad andare all’appezzamento a tagliare i fiori e i rametti del velo da sposa. Le uova delle galline che hanno individuato dal pomeriggio precedente vengono avvolte una ad un insieme di foglie in modo che stiano ferme. Taglia le guide della pianta güisquilares e le lega in mazzetti. Rametti di chipilín,  erba mora, miele, mazzetti di bastoncini di  ocote (pino). Getta tutto nel cestino e prepara il suo yagual (uno chinon  per portare pesi sulla testa).

Inizia a impastare il formaggio, mette il siero in sacchetti di plastica da un chilo perché  vende anche quello. Mette le palline di formaggio nelle foglie di banano e le dispone all’interno del cestello. Nei vicoli della città si beve una tazza di caffè di mais, mentre si mangia una tortilla con sale. Si lega il grembiule, la madre fa il segno del cartello in vendita con i rami di ruta e va a vendere alla colonia appena aperta che ora si trova in quella che era la fattoria Los Cipreses.

Lupita ricorda gli alberi frondosi e l’erba che c’erano nella fattoria. Osserva con tristezza che l’urbanizzazione ha lasciato il suolo eroso, polveroso e fangoso, piccoli lotti che vendono alla gente al prezzo di un occhio della testa.

In mezz’ora vende tutto quello che aveva nel cestino, con quei soldi va al mercato a comprare mezza bottiglia di olio, una libbra di sale, una libbra di zucchero, batterie per la radio e un quetzal di caramelle al cardamomo che porta ai suoi cinque fratelli che la aspettano a casa, di cui si prende cura come se fossero la pupilla dei suoi occhi.

Texto en español

Questo testo può essere condiviso in qualsiasi blog o social network citanto la fonte di informazione  URL:  https://cronicasdeunainquilina.com

Ilka Oliva-Corado

Deja un comentario

Este sitio usa Akismet para reducir el spam. Aprende cómo se procesan los datos de tus comentarios.