Tradotto da Monica Manicardi
Tanita ha sempre desiderato un frullato di frutta, un sogno irraggiungibile nella sua infanzia. Parlavano dei frullatori negli spot radiofonici quando si sintonizzavano su «El ojo de vidrio» di Porfirio Cadena. Che emozione, ricorda Tanita, quando pioveva alla radio, ascoltando il tuono che scuoteva la lamiera del tetto della casa, il rumore delle zampe dei cavalli che camminavano sul selciato: taca, taca, taca, ta…
Si immaginava che tutto questo stesse accadendo tra le montagne e la sua mente si perdesse tra le strade più importanti, i bastoncini rossi di guayaba e l’erba. Si chiedeva se anche le case di quel luogo fossero illuminate da lampade come nella sua, o se anche le ragazze portavano l’acqua dal torrente come capitava a lei. Se avevano una radio Philips a batteria come quella di suo nonno, se rammendavano i loro vestiti e se facevano le tortillas sbriciolate con il sale. Se gli uomini dormivano in un letto e le donne in un altro, come nella loro casa e nelle case dei vicini del loro villaggio.
Se avevano amache appese alle travi nel corridoio e se nei loro villaggi avevano anche sorgenti d’acqua. Se lasciavano da pagare il sale, l’olio e la panela (panetti di zucchero di canna essiccati) o li pagavano con un sacco di legna da ardere, mazzi di ocote e fiori di izote nella stagione, come nel loro villaggio. Se nella città di Porfirio Cadena anche le ragazze desideravano studiare e se le donne potevano decidere di non avere figli, se in qualche parte del mondo le donne potevano decidere di non avere figli. Se si lavavano i denti con sale e cenere e se facevano il sapone all’oliva.
All’ora di pranzo il padre si sintonizzava su Mosaico en madera, il programma radiofonico che le permetteva di conoscere la bellissima melodia della marimba. Un singhiozzo silenzioso le inumidì gli occhi mentre le note scivolavano lentamente come liane tra i rami dei frutti matasanos e l’albero di jocote corona, guardando dall’alto la porcilaia dove sgranava il mais per darlo da mangiare ai maiali. Provò una specie di stordimento, un sospiro che le rimase in gola, qualcosa di profondo e armonioso come il canto delle cicale che gli accarezzano l’anima a mezzogiorno o come il buio della notte corteggiato dalla luce delle lucciole.
Che cos’è la marimba, perché chiamano Terra fredda, l’altopiano guatemalteco? Tutto quello che sapeva era lì, il massimo che la sua vista aveva raggiunto era Ahuachapán, El Salvador, quando si arrampicava sul ciottolo del cortile e lì in lontananza una manciata di tetti di tegole si affacciavano sui boschi. Il suo mare era il fiume Paz. E una strada stretta e tortuosa, imbottita di cortecce di querce rosse, alberi di conacaste e acquazzoni, era il confine tra il Guatemala e El Salvador.
Aveva sempre domande che le erano annodate in gola e che non osava mai verbalizzare: perché le ragazze non vanno a scuola e i ragazzi sì, perché gli uomini non puliscono la casa, perché solo agli uomini è permesso fare los chicharrones (i ciccioli), perché alle donne è vietato arrampicarsi sugli alberi. Cos’è languire? Perché gli adulti dicono che quando qualcuno è molto felice e sorride è perché dopo accadrà qualcosa di brutto, che è meglio non essere così felici ed evitare la sfortuna. Perché è proibito essere felici se la sfortuna è in realtà avere amebe nella pancia ed essere pieni di pidocchi? Perché i bambini mangiano il muco? E la domanda fondamentale della sua vita: perché le zompoposdi maggio danno tanta felicità?
Tanita, il giorno in cui è emigrata nella capitale da adolescente, ha ricevuto il suo primo stipendio come collaboratrice domestica ed è andata al mercato del Terminal e con la voglia di tutta una vita ha comprato un frullato di frutta, lo sentiva così insapore che era come bere atol shuco, bevanda di mais bianco.
E sorpresa dalla pugnalata alla schiena che le dava il progresso della capitale, arrivò a convenire con il grande progresso di cui parlavano: cemento e urbanizzazione, non bastavano affinché le figlie delle lavoratrici domestiche andassero anche a scuola.
Sanguinante dalla ferita, nella famosa cittadina incontrò le sorelle di tanti musicisti che suonavano la marimba, quando alla domenica si univano in Guatemala Musical, ragazze e adolescenti che, come lei, erano destinate ai lavori domestici mentre gli uomini di casa erano gli artisti rispettati.
Allora capì che il frullatore non era un lusso, che il succo di frutta non era irraggiungibile e che l’immaginazione era più dolce, più accogliente e più umana della realtà, così fece la sua rivoluzione: iniziò a imparare a scrivere l’alfabeto.
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Ilka Oliva-Corado