Il freddo nella migrazione

Tradotto da Monica Manicardi

Campestre ha sempre voluto comprare un paio di stivali invernali, ma la sua economia è così precaria nonostante i suoi tre lavori. Se li immagina, si vede con gli stivali addosso che coprono i suoi piedi dalle temperature sotto zero. I vestiti invernali sono costosi e gli stivali sono molto più costosi, avere vestiti invernali è un’opulenza per un immigrato senza documenti come Campestre, di 76 anni, senza diritti sul lavoro.

Vorrebbe un giubbotto corto e dei guanti imbottiti, anche dei pantaloni, i vestiti che indossa per lavorare non l’aiutano con il freddo, sono gli stessi vestiti estivi. Quindi si mette due pantaloni, due camicie e due giacche, due paia di calzini e le scarpe più spesse che ha per non far passare troppo il freddo quando pulisce il parcheggio del centro commerciale alla mattina.

Lo aiuterebbe molto anche avere vestiti adatti per il suo secondo lavoro pomeridiano, spingendo carrelli in un supermercato. Quello che gli pagano non è molto, solo per sopravvivere e deve apportare modifiche nelle spese alimentari, a volte fa solo due pasti al giorno per risparmiare per le rimesse che invia alla sua famiglia ad Ayutla de los Libres, Guerrero, Messico.

È di notte al suo terzo lavoro che lo assale la nostalgia per il clima caldo della sua terra natale, Campestre fa parte dei gruppi di clandestini che, quando nevica vanno a pulire con la pala e la scopa i marciapiedi e i parcheggi di case e palazzine. Guarda  i nuovi arrivati, i disoccupati e gli altri  quelli come lui che sono al terzo lavoro. Uomini e donne allo stesso modo spalano la neve in modo che passi quello  che ha la macchina e la spinge verso dove lasceranno il vulcano bianco in un angolo del parcheggio.

Ammira chi sa guidare le auto e manovrare quelle enormi pale davanti ai veicoli a quattro ruote motrici, gli sarebbe piaciuto imparare a guidare un trattore in gioventù, avrebbe avuto uno stipendio migliore nella fattoria dove lavorava  tagliando i pomodori, ma era un mestiere che i trattoristi non volevano condividere perché nessuno prendesse il loro posto. Nell’inverno statunitense lui  deve versare il sale in un secchio e cospargerlo a mano tra gradini e marciapiedi. È un lavoro che si fa solo quando nevica, quindi quando non nevica, di notte Campestre lavora in una fabbrica preparando viti che li confeziona  nei pacchetti.

È il più anziano della squadra che spala la neve, ma a pulire il parcheggio del centro commerciale ce ne sono altri come lui, suoi coetanei e anche loro senza documenti, che come lui non hanno famiglia negli Stati Uniti. Con storie simili, di estrema povertà, di tanti figli da crescere, di figli assassinati e nipoti orfani.

Mentre sgombera la neve, pensa che gli piacerebbe avere  un abbigliamento invernale adeguato, anche per andare a dormire in modo che il freddo del pavimento ghiacciato della cantina che condivide con altri undici migranti non penetri e paralizzi la sua schiena. Non ha il materasso, dorme con un vestito sopra ad un lenzuolo che piega e lo conserva quando va al lavoro.

Con i vestiti invernali Campestre non soffrirebbe così tanto il dolore dell’artrite alle articolazioni, con il dolore della carie ai denti non può fare molto, sopportare come ha sopportato lo stesso dolore in gioventù sudando nei solchi dei pomodori nelle fattorie di la sua nativa Ayutla de los Libres. 

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Ilka Oliva-Corado @ilkaolivacorado

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