Dare dignità alla periferia

Tradotto da Monica Manicardi

Storicamente per la società classista e razzista, nella periferia si uniscono tutti i mali del mondo, quindi, chi viene dalla periferia automaticamente deve essere: ladro, violento, estorsore, stupratore, assassino e tutto ciò che  alla mente umana le viene in mente. Rimuovere questo segno è un compito enorme perché lo stigma è una specie di DNA. Perché essere di periferia diventa un impedimento per trovare un lavoro, per studiare, per stabilire relazioni interpersonali al di fuori di esso. La gente vede una persona di periferia come un criminale a cui prestare attenzione. È escluso l’inserimento.

Ecco perché essere uno di periferia è lottare contro corrente permanentemente, contro il sistema che ha violato le periferie, che le ha impoverite e che le ha escluse da ogni diritto e beneficio come parte della società. Li ha accusati di essere il più grande pericolo del paese. Le famose zone rosse che abbondano in America Latina. Questa America Latina indebolita, spogliata, umiliata e infangata dalle grandi mafie oligarchiche che sono il  pericolo reale per la popolazione. Letteralmente le famose favelas che danno un romanticismo ai sogni.

Ma com’è vivere senza acqua potabile, senza elettricità, senza strade asfaltate e senza servizio di fognatura, senza autobus, senza lavoro, senza casa. Com’è vivere in condizioni affollate e senza cibo di base, senza medicine e senza servizi sanitari. Come può pretendere la società che un essere umano che sopravvive in queste condizioni possa completare il livello di istruzione di base e l’università? Come possono i genitori nutrire i propri figli se vengono loro negate le opportunità di sviluppo? Come pretendere che abbiano una vita integrale se  subiscono violenze quotidianamente dalle forze di sicurezza? Se vivono le pulizie sociali che cercano di eliminarli? Se i giovani vengono rinchiusi in carceri che sono centri di tortura a causa della loro origine e del loro aspetto? Se la violenza istituzionalizzata li costringe a commettere crimini?

Perché li hanno violentati per tutta la vita fino a che raggiungono l’età dell’adolescenza, senza autostima, senza sogni, in uno stato di profonda depressione, lottando con la vita, sentendosi spazzatura, sono utilizzati dalle mafie oligarchiche per distribuire la droga che loro producono, in modo che consegnino i pacchi, in modo che possano riscuotere i debiti dei figli di papà e mamma che per il loro privilegio di classe sono gli intoccabili. E in loro c’è la vita, perché quanto vale  un adolescente di periferia, spariscono e non succede nulla, rifiutarsi di delinquere o fare il lavoro sporco delle mafie oligarchiche significa morire.

 Quanto vale una bambina dei bassifondi? Sono loro che fanno parte delle statistiche degli scomparsi, le loro vite finiscono nei bar del paese e all’estero perché sono il miglior affare, il più redditizio: i loro corpi come traffico sessuale. Cosa  pensate   si dedichi un bambino da grande se viene bombardato dalla televisione di telenovelas e serie sul traffico di droga? Se lo annientano alla radio con canzoni sulla droga e cartelli tutto il giorno? Se il messaggio del governo arriva trionfante. Se gli negano anche tutte le risorse e le opportunità. E cosa si aspettano che facciano i genitori se devono lavorare 16, 18 ore al giorno per dare loro almeno un pasto al giorno?

Essere di periferia è avere tutto contro, per questo nuotare contro corrente è la resistenza della periferia. Solo la periferia stessa può essere dignitosa. Dall’esterno verrà solo l’esclusione, la calunnia, il rifiuto, l’abuso, il disprezzo, l’ingiustizia. Per questo chi viene dalle periferie ha una forte missione  quella di essere il volto e la voce della propria comunità, che rappresenta la periferia ovunque vada. Per questo motivo deve stare attento   alle sue parole e azioni. Deve essere un’entità di cambiamento, tra l’infanzia e l’adolescenza, deve influenzare in modo che questi bambini, bambine e adolescenti, invece di vedersi come spazzatura, si vedano come esseri umani che possono abbattere la barriera dell’odio e dell’ingiustizia e raggiungere il loro sogni. Perché per questo hanno coltivato per tutta la vita la capacità di resistere e di nuotare contro corrente.

Chi è della periferia deve badare al  modo in cui cammina, come si ferma, come parla, ai suoi gesti perché ci sono persone che lo guardano, persone che lo guarderanno sempre dall’alto in basso e persone che lo vedranno come un esempio da seguire. Essere di periferia è fare uno sforzo tre volte, dieci volte più di chiunque altro. È dare il 110% in tutto ciò che si fa. È alzarsi presto e andare a letto tardi; studiare, rivedere, esercitare la mente e lo spirito. Essere parte attiva della comunità. Essere una persona funzionale dentro e fuori casa, rompendo così la struttura patriarcale dei ruoli di genere. Un bambino di periferia può lavare i vestiti così come lo fa una bambina e pulire e sistemare i letti e lavare il bagno. Lavare i piatti. È usare la tecnologia a proprio vantaggio, guardare documentari su cultura, arte, sport, città inospitali, tutto ciò che le circostanze economiche e di mobilità non consentono loro si trova nella tecnologia. Si riuniscono in gruppo e vanno a casa di qualcuno che ha internet e qualche dispositivo dove possono visitare le piattaforme digitali. Si può fare, certo che si può, perché è una delle responsabilità della resistenza. La risorsa che non c’è viene cercata finché non viene trovata.

È la periferia  stessa che deve lottare contro il bombardamento televisivo che cerca solo di denigrarlo. Come? Realizzando   programmi culturali all’interno della comunità, ambientali, politici, sportivi. E per questo serve l’aiuto di tutti, dagli insegnanti, dai venditori del mercato, dagli autisti di autobus, dai genitori, dagli adulti. Solo la periferia stessa può darsi dignità. È un lavoro lento, non si vedrà il cambiamento a breve termine e sarà generazionale, ma va fatto. Come piantare alberi nei burroni che li circondano, per impedire le frane. Si può fare e per questo non abbiamo altro che informarci delle gesta compiute da altri in altri tempi in circostanze peggiori. L’essere umano ha la capacità di realizzare l’impensabile.

La periferia ha l’obbligo di essere un focolaio di menti analitiche che mettono in discussione il sistema e abbiano il coraggio di cambiarlo, per questo deve quotidianamente nutrirsi di memoria storica e avere forza di volontà.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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