L’energia dei medici cubani in Guatemala

Tradotto da Monica Manicardi

In mezzo a un sistema marcio infestato dalla corruzione e dall’impunità che consuma le ultime fondamenta della società guatemalteca e si porta dietro di se migliaia di vittime, ansima una brigata medica che si carica sulle spalle i più deboli, perché arriva dove i medici nazionali non vanno. E sono i medici cubani disposti a esaltare il compito di salvare vite umane.

Un branco di criminali che mettono i loro burattini nel governo di turno ha  incaricato di demolire le risorse e quindi di far soccombere il popolo mettendolo in ginocchio davanti alla  violenza istituzionale, alla fame e alla miseria; mentre le grandi mafie danno via libera a qualsiasi atto  criminale che travolgono quelli che si riempiono con i soldi del popolo.

Intanto nelle paludi   la fame avanza, anche nella siccità e con essa le malattie croniche originate dalla miseria; una insufficiente alimentazione e spesso inesistente. Senza medicine, senza risorse, senza diagnosi medica, senza cure adeguate, caspita, senza medici e senza un centro sanitario vicino, i più vulnerabili di questo  sistema malsano crollano chiedendo pietà davanti alle folle di criminali che si coprono gli occhi e le orecchie, ma aprono la bocca per sputare le litanie  da cinque secoli. In questa terra di cinici oppressori e oppressi che credono ancora nei miracoli delle figure di gesso insegnati dai preti, la ribellione è solo una canzone caraibica…

Pochi medici si laureano in Guatemala con l’ideale umano di aiutare il prossimo, la maggior parte lo fa pensando di far soldi con una clinica privata o ad un posto in un ospedale privato. Ecco perché anche se conoscono la cura, anche se possono prescrivere, non daranno mai una consulenza a chi  non può pagare la tariffa che impongono. Sono cinici quanto i proprietari del caposquadra della fattoria. Pochi sono quelli che si dedicano alla missione umana e per quanto combattano, è come arare nel mare di fronte al crollo sanitario del paese delle eterne tirannie.

Ed è così  che arrivano i medici cubani a dare il loro aiuto, in questo paese di zavorra neoliberista, ceduto alla miseria, marcio di corruzione, di cinici, di quelli che twittano, di rivoluzionari della rete sociale, di scrittori intellettuali, di artisti di passerelle, di registi presuntuosi, di poeti ciarlatani. In questa terra che esporta manodopera a basso costo nel paese che ne ha bisogno. A questo Guatemala dal ventre vulnerabile, dell’oblio. Di popoli millenari che si rifiutano di morire inginocchiati davanti al colonialismo del meticcio razzista, classista e lacchè.

I medici cubani attraversano montagne, fiumi, paludi, terre secche,  chilometri che devono percorrere, di giorno o di notte, per tenere per mano i fratelli dei popoli originari, quelli delle periferie, i contadini, gli operai con la schiena spezzata, come mai prima d’ora ha fatto un medico meticcio guatemalteco che ha rifiutato di entrare nelle profondità del suo paese per puro disprezzo per il suo stesso sangue antico.

Alcuni, che hanno imparato la solidarietà umana prima dell’università e che la medicina li ha solo aiutati a rafforzare le loro fondamenta, fanno il lavoro lodevole, ma sono pochi. Un grazie a loro. E anche ai medici cubani che portano la dignità del loro popolo in altre terre attraverso l’abbraccio umano della medicina. «Andate e insegnate a tutti» si applica molto bene alle brigate dei  medici cubani. Ebbene, ha mostrato al mondo che, nonostante il blocco, la risposta sarà sempre l’amore.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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