Sotto i nostri occhi il genocidio palestinese

Tradotto da Monica Manicardi

Delle dittature in America Latina è stato detto che era molto difficile riprodurre l’informazione a causa della repressione e dei limiti tecnici e che  dovevano farlo  i giornalisti stranieri con tanta destrezza affinché potesse essere rimossa dal paese, resa nota, e per questo motivo rimase tanto nel silenzio e nell’oblio.

I tempi in termini di tecnologia sono cambiati, oggi vediamo la popolazione stessa che utilizza i propri telefoni cellulari e riproduce in tempo reale ciò che avviene nei propri paesi, le immagini vengono riprodotte in tutto il mondo in pochi secondi. Tempo che guadagnano i media aziendali che sprecano tempo inventando informazioni per manipolare la società. Ma non succede nulla, il mondo continua a guardare in silenzio  e si gira dall’altra parte, perché non è che l’informazione non arriva, è che la vedono e preferiscono essere colpevoli tanto come chi ordina le stragi e come chi la realizza, perché con il silenzio si nasconde, anche con la passività. Non farsi coinvolgere è farsi coinvolgere avallando l’oppressione. Non parlare è parlare a favore del genocidio, in questo caso in Palestina.

Il genocidio palestinese va avanti da decenni e l’atrocità è incapace di toccare il tessuto più profondo del nostro essere. Le immagini sono devastanti: furto di terreni, distruzione di scuole, ospedali, case. Genocidio costante. Di cosa abbiamo bisogno per reagire? Com’è possibile che permettiamo di fare questo a un popolo senza nemmeno parlare? E se fosse successo a noi? A prescindere dalla condizione sociale, potrebbero distruggere  le nostre case,  distruggere i nostri giardini,  le scuole dove studiano i nostri figli, gli ospedali e non ci sarebbe  un posto sicuro dove ripararsi. Lanceremmo un urlo di aiuto al mondo? Combatteremmo come fa il popolo palestinese? Chiederemmo al   mondo  che parli?

Perché si può avere un’ideologia, non essere d’accordo con le politiche di Stato dei paesi, ma si discute con le idee, con le proposte non con le stragi, non rubando cibo a una popolazione, non distruggendo ospedali. Non con l’imposizione. Nessun paese ha il diritto di imporsi su un altro. Nessun essere umano contro un altro, nessuno! E ciò che vediamo in Palestina è il furto di terra,  rapimenti, l’incarcerazione di decenni per una dichiarazione, per aver parlato, omicidi di massa, la distruzione di intere comunità. Un governo che è stato preso da corrotti e genocidi possono avallare gli abusi, perché alla fine sono bande di criminali senza nazionalità, che lavorano per un unico scopo: arricchirsi a spese del popolo. Ma i popoli, perché non parlano? Gli pesa  la religione, le parole della Bibbia? Scritta da uomini per l’oppressione dei popoli e delle donne. Dov’è il   loro ragionamento? E se nella Bibbia si dicesse che è anche legge di Dio  distruggere le nostre case, violentare le nostre figlie e ci uccidano, anche noi incroceremmo le braccia come lo facciamo con la Palestina?
Ci dicono che i musulmani sono stupratori e assassini a causa della loro religione, ma non ci parlano dei veri criminali, li coprono, li riempiono di lodi, li fanno sembrare dei grandi umanisti e contribuenti e anche se noi sappiamo che questo è falso, preferiamo stare dalla parte del branco perché c’è ombra e conforto. Non facciamo uso  della nostra voce e del nostro ragionamento. Oppure usali per schierarci con gli impostori. Non osiamo dire che questo è sbagliato, è ingiusto perché temiamo di perdere i contatti, che non ci inviteranno più alle feste e  anche perdere affari e  posti di lavoro, che potremmo perdere  benefici in futuro. Perché cos’è la dignità senza soldi, meglio avere soldi che dignità. Ciò che vive  la Palestina  è un’imposizione e il popolo israeliano lo copre e beneficia di questa rapina e genocidio. Perché  si sarebbe dovuto dichiarare le atrocità che il suo governo compie sulla nazione vicina. Non ha nulla a che vedere con la religione o l’Olocausto o la memoria storica, è il genocidio di una banda di criminali senza credo né nazionalità, il cui unico scopo è quello di arricchirsi e mostrare la propria superiorità al mondo. Un mondo debole, impaurito e manipolabile.

Il genocidio palestinese sta avvenendo sotto i nostri occhi e senza scrupoli chiudiamo la porta alla richiesta di aiuto di un popolo che ha avuto il coraggio di resistere. Si parla di genocidio armeno, ma si appoggia il genocidio palestinese. Siamo grandi codardi.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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