Come cambierà il mondo? Solo storielle

Tradotto da Monica Manicardi

Stiamo vedendo la calamità e la sfrontatezza come l’abbiamo vista altre tante volte. Cosa ci ha insegnato questo periodo di pandemia? Niente. Delle tante lezioni che avremmo potuto apprendere non ne abbiamo apprese nessuna. Come cambierà il mondo dopo questo? Solo storielle. Nessuno è diventato più umano. Siamo la specie predatrice. Ci mangiamo a vicenda, senza smancerie, senza tregua, la legge del più potente, del più cattivo, del più mascalzone. Insomma, come sempre, come ogni giorno. Rimaniamo impassibili  davanti al dolore degli altri e nascondiamo il disprezzo per le squadre di criminali che eleggiamo come governanti.

A cosa ci serve la lettura, gli scaffali di libri nelle biblioteche delle nostre case, uno straccio di laurea, se quelli che  fanno sempre sono coloro che meno hanno avuto opportunità di sviluppo? Con o senza pandemia sono quelli che continuano a mettere le loro forze. Sono quelli che  si tolgono il  cibo dalla bocca e lo danno ad altri. Sono quelli che donano i loro raccolti. Anche i contadini. Perché rendiamo famosi gli avvocati e li lodiamo, questo è un intellettuale, questa è una lettrice, un cineasta, un’artista, una cantante, un gran oratore, un gran pensatore, ‘sto cavolo! I contadini che lavorano mentre l’arte e i grandi pensatori vanno e vengono con le loro chiacchiere di tappeti fioriti. Precisamente. E’ lo stesso ambiente di quelli che vivono sulle spalle di altri. Sarà perché colui che porta il sole e l’acqua nelle intemperie sa quello che vale un pezzo di pane e la fame  nel bisogno.

Ma sì, sono specialisti nell’approfittarsi della miseria altrui per trarre profitto personale, ecco perché  tengono conferenze parlando di temi sull’umanità, delle canzoni, di poemi, di sculture, di libri, di film o documentali alle spalle di coloro che hanno invocato aiuto e loro non hanno voluto vedere. Incapaci di alzare la voce come un cittadino qualsiasi, indignato per il maltrattamento di un cattivo governo.

Per esempio le innumerevoli immagini di poliziotti in lungo e in largo dell’America Latina controllando i cittadini che si sono trovati obbligati  a infrangere la quarantena per uscire a prendere un pezzo di pane.  Migliaia di persone che scendono in strada con bandiere rosse e bianche reclamando l’assistenza alimentare e medica, la classe operaia,  la classe dei lavoratori che essendo quella che ha più sofferto lo sfruttamento da sempre, vive di giorno in giorno e senza alcun risparmio come quello che comodamente dalla sua casa dice: resta a casa. Dove sono i grandi pensatori, i laureati e gli artisti che chiedono  ai governi di rispondere adeguatamente di fronte a questa necessità collettiva dei più indifesi? Ma sì, appena finisce il chiasso della pandemia arriveranno i film, i recital, le conferenze, i documentali, dove parleranno di numeri, dove presenteranno immagini strazianti dei tempi del virus… Come la zappa: solo per un verso!

Ma adesso, adesso che ce n’è bisogno, quello che stanno assistendo sono i rifiutati di sempre, gli sfruttati, quelli segnalati come analfabeti, puzzolenti, ignoranti, perseguitati. Le crisi mostrano sempre il meglio e il peggio dell’umanità e se abbiamo l’umiltà di osservare attentamente vedremo che quelli che  danno, tengono la bocca chiusa  e abbassano la mano, con discrezione e senza cercare alcun  riconoscimento, sono quelli che sanno che ore sono solamente guardando il sole o per il rumore degli animali notturni.

Dovremmo avere più umiltà e più coraggio per riconoscere coloro che hanno da sempre portato questo mondo sulla schiena. E lasciare il trambusto delle lauree e dei libri letti e i motti degli artisti e intellettuali,  che la verità nell’emergenza di vita o di morte non servono a niente. Sono gli indispensabili di sempre quelli che hanno mantenuto questo pianeta finora.

Come cambierà il mondo dopo  ciò? Mah, calci nel sedere, direbbe mio zio Lilo: contadino.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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