Il peggior governo della storia

Tradotto da Monica Manicardi

In Guatemala ogni volta che finisce un governo diciamo che è sfrattato dopo che ci ha massacro in quattro anni: se  ne va il peggiore della storia del paese, come se gli facessimo male a queste  canaglie, ma loro non protestano. E lo diciamo anche con il nuovo, che questo è peggio di quello precedente e finiamo con la coda tra le gambe quasi canonizzando i criminali dei governi passati così da rendere vanitoso il presidente di turno e, sono ormai  decenni che collezioniamo rosari di governi falliti e di arrampicate sugli specchi, fino adesso.

Perché in Guatemala nemmeno il genocidio è stato terribile, si continua a negarlo e se ne parla come un rumore, come un pettegolezzo vecchio come se si volesse danneggiare la reputazione a qualcuno, come il gioco del telefono senza fili che passa di generazione ogni volta in una versione diversa ma molto più distorta. Il dolore non è dolore se non  è il proprio, quello degli altri che se lo tengono loro.

Così è la vita dei guatemaltechi, accumulano lamenti repressi col passaparola, si pavoneggiano nei social, non ci da né la dignità, né la memoria, né la volontà, né altro; ogni cambio di governo è uno sfratto in un paese in rovina pieno di distruttori.

Perché è così, i distruttori siamo noi che permettiamo tutto e che preferiamo scherzare sulle tragedie per nasconderci o facciamo le mummie per andarcene camminando in punta di piedi senza fare rumore, perché non siamo quello che diciamo di essere; ci piace affrontare la vita, quando gli altri sono in prima fila dopo il massacro di quattro anni, come grandi martiri dopo una partita persa  in reati,  trascinando l’animo ma con l’orgoglio intatto, sperando in una rivincita nella prossima.

In Guatemala, la violenza governativa, la violenza di genere, il razzismo, l’omofobia, l’emarginazione, la povertà,  la migrazione forzata,  l’ecocidio, sono temi del realismo magico, niente di tanto grave da minacciare il nostro comfort di società passiva  che crea scompiglio solo quando le conviene.

Per questa ragione i governi vanno e vengono, portandosi via il sangue di bambini teneri, la purezza dei boccioli dei fiori, la trasparenza dei fiumi svegli, i ciuffi dei ceppi folti e le radici  che costringono  a emigrare. Perché per noi  è sufficiente avere qualcosa di cui parlare in quei quattro anni. Siamo così mediocri che il giorno in cui comporranno il telefono lo scomporremo di nuovo per continuare a negare il genocidio e se perdiamo la partita torneremo a dare la colpa all’arbitro.

Questo testo può essere condiviso in qualsiasi blog o social network citanto la fonte di informazione  URL:  https://cronicasdeunainquilina.com

Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

Deja un comentario

Este sitio usa Akismet para reducir el spam. Aprende cómo se procesan los datos de tus comentarios.