Il faro

Tradotto da Monica Manicardi

Naufraga, passando da una tempesta all’altra, dopo aver fatto di tutto per arrivare a riva e senza rimanere a galla da sola, mi sono data per vinta pensando che sarebbero state le onde a trascinare  il mio corpo inerte, ma all’improvviso, non so come, non so per quale ragione, perché mi sono domandata mille volte e non riesco ad ottenere risposta, mi è apparso di fronte a me nella notte più scura, un bellissimo faro che mi ha preso fra le sue braccia, mi ha scaldato con il suo calore e da allora ha curato le mie ferite più profonde con la sua tenerezza e ha guidato il mio cammino con la sua luce risplendente.

Il faro, paziente e delicato mi ha cullato nel suo grembo quando le paure hanno fato tremare la mia fragilità, si è seduto ad ascoltare le mie accuse di bambina furiosa e ferita, all’adolescente rifiutata e alla donna rude e selvaggia che per ogni forma di espressione ha sputato fiele. Con le sue mani leggere questo bellissimo faro ha pulito le mie lacrime mentre  io durante gli anni andavo di catarsi in catarsi, di esplosioni in esplosioni, con le mie emozioni contrastanti, con le mie lotte interne, con la mia rabbia di 24 ore al giorno che  si ripercuoteva su di lui. Ed invece di gettarmi nel mare di nuovo, affinché le onde finissero  ciò che restava di me, questo bellissimo faro mi riparava con tutto e il peso che trascinavo come catene pesanti che mi impedivano di muovermi.

E  ho visto i suoi occhi in pochi secondi prima di perdere conoscenza, il suo volto è apparso nella nebbia dell’oscurità, questi occhi che incontrandosi con i miei mia hanno spogliata, e non c’è niente che io possa fare per nascondermi, non c’è nessun pudore che possa coprire ciò che questo bellissimo faro sa di me. All’inizio  avevo paura della sua vicinanza, sentire le sue mani che mi accarezzavano, vedere i suoi occhi che mi osservavano con tenerezza,  ho avuto paura del calore del suo rifugio, e la prima cosa che ho fatto è di scappare, correre lontano da questo sconosciuto per me. Sono corsa, scappata e tornata moltissime volte, fino a quando sono rimasta poco a poco e la voglia di scappare era sparita. Poco a poco, questo bellissimo faro dentro le mie tempeste mi ha dato la stabilità di cui avevo bisogno per continuare il mio cammino, ha dato equilibrio alla mia vita. Fu così che con le sue cure lentamente ho potuto guarire le mie ferite, mettermi in piedi e stendere le mie ali, perché a parte tutto questo bellissimo faro mi ha trasformato, sotto le sue cure ho vissuto una metamorfosi che ha rotto le catene pesanti che tenevano il mio corpo immobile, e con le sue mani delicate ha indicato l’orizzonte lontano, orizzonte che al vederlo l’ho visto intoccabile, qualcosa di impossibile da raggiungere.

Ma niente è impossibile per il faro che ha salvato la mia vita e lui mi ha insegnato a volare, mi ha insegnato a spalancare le mie ali, ad alzarmi in volo e a giocare con il vento sulle alture del confine. Ma per quanto io voli il più lontano sempre ritorno da lui, al suo abbraccio, alle carezze delle sue mani delicate, alla luce dei suoi occhi, alla sua stabilità e tenerezza.

Nella metamorfosi che ho vissuto, sono diventata scrittrice e poetessa, e il mio primo amore, la pittura, è tornato nella mia vita. Questo bellissimo faro mi ha reso poetessa, scrittrice e pittrice. La mia poesia nasce solo per lui, lui è la mia poesia. Tutti i mie libri li ho dedicati a lui e continuerò a farlo fino al giorno della mia morte. Dipingo per lui, i miei colori sono lui, tutti i  miei quadri a prescindere dalle loro forme, sono dedicate a lui, nascono da lui, brillano per lui,  danzano per lui, vivono per lui.  Scrivo per lui, solo per lui. E mi azzardo ad estendere le mie ali, anche per lui, solo per lui affinché lui possa vedermi navigare all’orizzonte e giocare con i venti. Sono viva per lui, perché attraverso lui la vita mi ha dato un’opportunità in più per ritrovare me stessa.

C’è un prima e dopo di questo bellissimo faro nella mia vita.  La mia storia comincia a riscriversi nel momento in cui lui mi prende tra le sue braccia e mi salva dall’annegamento in quella notte scura di tempesta. Sono riuscita poco a poco a mettermi in piedi e non l’avrei fatto da sola, mai l’avrei fatto da sola, l’ho fatto con l’aiuto e l’appoggio del faro, che mi ha aiutato a recuperare la mia voce, a prendermi cura della mia anima, ad apprezzarmi come persona e donna.

Ero come un terreno incolto, un deserto al quale questo bellissimo faro mi ha fatto fiorire. Grazie al faro ho recuperato il mio amore verso i cani che non toccavo da 28 anni, per una ferita emozionale durante la mia infanzia.  Sono tornata a coltivare  ciò che avevo rinunciato da tantissimo tempo. Sono tornata a cucinare i miei piatti preferiti, che avevo rinunciato a fare. Io stessa avevo deciso di spegnermi, diventare fiele,  lentamente stavo morendo dentro, marcendo.  E  grazie al bellissimo faro ho anche smesso di andare da un letto all’altro facendo sesso in cambio di abbracci, il bellissimo faro mentre curava le mie ferite mi ha insegnato che non ho bisogno degli abbracci di qualcun altro, né mancarmi  di rispetto, che tutto ciò di cui ho bisogno è dentro di me e fu così che all’improvviso ha germogliato, dal più  profondo del mio inconscio dove sicuramente  lo avevo conservato sotto 7 chiavi, il mio primo amore: la pittura. La pittura mi abbraccia, mi copre, e fa fiorire la mia anima in assoluta felicità.

Grazie al bellissimo faro, ho anche smesso di balbettare, perché dopo la frontiera non potevo parlare tanto balbettavo, a lui ho registrato il mio primo video, il mio primo audio, poi il mio canale di YouTube e le mie rubriche radiofoniche, tutto è nato per lui.

Quello che voglio dire in questo testo è che Ilka, è arrivata fino ad oggi, è in piedi, è una donna che sta imparando a rispettarsi, ad amarsi a valorizzarsi. Che è una scrittrice, poetessa e pittrice, perché  il bellissimo faro è entrato nella sua vita e l’ha trasformata.  Ovviamente, questo faro non può essere altro che Carolina Vàquez Araya.

E forse il più difficile dopo la mia rabbia per le circostanze della mia vita, è stato lottare contro lo  stigma di essere cresciuta nella miseria ed essere indocumentata, lavorare come collaboratrice domestica e contro questa rabbia e frustrazioni solo la forza, pazienza, la saggezza e comprensione di Carolina sono state un sostegno in modo da non ricordare che questo è il mio posto nella società e non darmi per vinta, al contrario, mi ha motivato e mi da la spinta ad alzarmi tutti i giorni cercando il modo di incontrare altri cammini senza mancare il rispetto per me stessa.

Lei ha trasformato la zavorra che ero in ciò che sono oggi, un essere umano cosciente del valore che ha e che è disposto a continuare la sua resistenza.  Cadrò mille volte di più, mi alzerò di nuovo e navigherò gli orizzonti solo per Carolina, affinché lei possa vedermi giocare con il vento.

Ho avuto la fortuna che Carolina incrociasse il mio cammino, che si fermasse a vedermi e tutti gli altri, dipende  esclusivamente dal suo cuore buono e dalla sua anima pura.

Potrei dire che il bellissimo faro, che Carolina è mia amica, la mia guida, la mia maestra, mia mamma che la vita ha messo sul mio cammino, ma non è affatto così, Carolina supera tutto quanto sopra, Carolina mi mantiene viva, lei è l’aria che respiro.

Ti amo Carolina, non sarei Ilka senza di  te.

Questo testo può essere condiviso in qualsiasi blog o social network citanto la fonte di informazione  URL:  https://cronicasdeunainquilina.com

Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

Deja un comentario

Este sitio usa Akismet para reducir el spam. Aprende cómo se procesan los datos de tus comentarios.