E soprattutto amore

Tradotto da Monica Manicardi

All’improvviso appare un nuvolone e quello che è di una mattina soleggiata di primavera si trasforma in un tipico giorno di pioggia di inverno, le persone corrono terrorizzate, dal parcheggio verso il supermercato; la precipitazione è di tormenta, e in un attimo il cielo si oscura e i goccioloni cadono con forza come grandine.

Afferro il mio carrello ed entro scuotendo l’acqua dalla maglia, mi dirigo verso lo scaffale dove si trovano gli integratori vitaminici cercando quello che devo comprare; due carrelli mi impediscono di avvicinarmi abbastanza per leggere i nomi, un uomo ed una donna parlano di vitamine, sembrano una coppia, sono latini. Aspetto pazientemente concedendogli tempo affinché si spostino da lì ma noto che sono indaffarati a comprare per poi inviare al loro paese d’origine; un’adolescente che li accompagna sta seduta in una panchina sparendo da questo mondo con i suoi auricolari nelle orecchie e il suo cellulare in mano.

Hanno un accento messicano, ciascuno invierà ai propri famigliari, vedo i carrelli ed ho l’impressione che quello che invieranno  saranno scatoloni o pacchi per spedizione, come li chiamano qui. L’affare dell’invio di spedizioni rende più milionari i proprietari delle banche e le agenzie di cambio,  dato che i migranti indocumentati  escono dal lavoro e vanno diretti  ad inviare quello che hanno guadagnato al loro paese di origine, giornalmente si realizzano transazioni di milioni solo in rimesse, soldi ottenuti (che beneficiano altri) con il sudore dello sfruttamento lavorativo, la brama e il desiderio.

E’ un affare che è cresciuto come la schiuma, qualsiasi negozio alimentare offre l’invio di rimesse, questi riscuotono una percentuale per la quantità e le banche nei loro paesi d’origine ne riscuotono un’altra. Lo stesso capita con le aziende che offrono l’invio di pacchi o scatole; e se ne va l’amore, la nostalgia e il compromesso pesato in chili e riscosso in dollari. 

Lei vuole inviare certe vitamine alle donne della sua famiglia e delle altre agli uomini, e li ascolto commentare che a Tizio ne invierà di più  perché lavora più forte di Caio, Tizio deve  camminare di più le dice all’uomo che con una mano nel carrello e l’altra  nello scaffale comprova i prezzi. Lui, a sua volta cerca pastiglie per il diabete e altre vitamine per i suoi fratelli, hanno già diversi flaconi e continuano ad aggiungerne senza pensare ai soldi; è  comune, l’indocumentato  smette di mangiare per inviare pacchi e rimesse ai suoi famigliari nei propri paesi d’origine.

Provo un po’ di rammarico vederli tanto entusiasti, mi domando quanti anni è che vivono qui, quanti anni con lo stesso rituale di invio di pacchi; rammarico perché la maggior parte della gente non gradisce e non valorizza il grande sacrificio che fanno i loro famigliari indocumentati, allungano solo la mano per ricevere  o tirar fuori le unghie per strappare. Esistono, certo,  quelli che gradiscono e  questi soldi li usano, o li conservano sperando il ritorno di coloro che se ne sono andati, affinché quando ritornano abbiano qualcosa con cui ricominciare di nuovo, ma in questi casi sono uno tra un milione, mi riferisco ovviamente a quelli che conservano i soldi e non lo sprecano.

Gli chiedo permesso perché proprio quello che devo comprare si trova  nello scaffale che coprono i due carrelli, poi lei mi domanda di qualcosa che è in inglese, e se posso aiutarla  a tradurre; è così che inizia la nostra conversazione, sono una coppia di Guerrero 20 anni che vivono negli Stati Uniti, indocumentati, con 5 figli e sì, quello che stanno comprando è per inviarlo ai loro famigliari in Messico.

Li saluto per continuare la mia spesa e loro rimangono facendo i conti in grammi, milligrammi, contando recipienti, oli, pastiglie, pozioni che, chi sa chi lo sa, verranno apprezzate  al loro paese natale Guerrero, ma  che come milioni  di indocumentati inviano con tanto sacrificio e soprattutto amore.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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