Mondo di vanità

Tradotto da Monica Manicardi

Viviamo in un mondo di vanità, dove si premia il più cattivo, chi tradisce, chi non ha scrupoli, chi calpesta in modo tale per raggiungere i propri obiettivi. E’ un mondo di finzione, dove l’unica realtà è la farsa. Questo è il mondo che creiamo e alimentiamo tutti i giorni con le nostre azioni o passività; queste dipendono da ciò che ci conviene a secondo di come gira il vento che soffia  verso la nostra bolla d’aria  di indifferenza e narcisismo.

Un mondo di mancanza di rispetto nei confronti dell’altro e a tutti gli esseri viventi. Siamo società di individui da buttare e imbranati. Individui che hanno perso tutta l’integrità, che l’hanno venduta in cambio dell’effimero che dura il tempo di un calcio nel culo. Siamo fatti di autodistruzione, una umanità che giorno dopo giorno si impegna nella propria lotta per sparire; non senza prima prendersi tutto sul suo cammino, tutto quello che non gli appartiene, ma che se l’è appropriato  spudoratamente credendosi autosufficiente e proprietario, come se non bastasse: padrone!

E dietro a questa premessa in molti camminiamo per tutta la vita credendo che gli altri non debbano essere leali e che debbano strisciare davanti a noi per dargli quello che di diritto gli corrisponde ma che necessitiamo che si umiliano affinché non raggiungano la salita, in questa altezza da dove chiunque con un soffio può venire dal mondo della luna.

E pensiamo ingenuamente che ci rende un cognome, un titolo, un posto di lavoro, una marca di abbigliamento o una crema.  Quando in realtà quello che fa di noi, quello che ci crea, quello che ci trasforma in essere umani è la nostra capacità di sentire il dolore dell’altro, per vedere con gli occhi dell’altro, mettersi nei panni dell’altro.  Ci trasformano in esseri umani le nostre azioni davanti alla ingiustizia, davanti alla falsità, davanti alla slealtà e alla oppressione. Davanti all’avarizia di alcuni che credendosi padroni e caporali rimasti nella Patria del Criollo calpestano  i diritti di migliaia.

Ci crediamo gli esseri evoluti dell’universo e al contrario: siamo  la retrocessione costante e la perdita, di proposito. Crediamo che facendo del male agli altri staremo al sicuro, che il dolore degli altri non ci toccherà mai, che la sete degli altri non l’avremo mai e che le nostre infedeltà, i nostri tradimenti, il nostro narcisismo saranno sufficienti per non cadere in basso in questo abisso del quale abbiamo molta paura; quello della povertà e della miseria alla quale abbiamo obbligato a far vivere a migliaia.

Nel culo dell’abisso ci siamo già come umanità e se non abbiamo la capacità di reagire e pensare collettivamente, dando sostanza alla nostra esistenza e unificando i criteri, proposte, azioni, finiremo con l’autodistruzione definitiva. E non ci saranno titoli, né creme, né posti di lavoro, né vanità pretenziosa  che possa riscattarci.

E’ normale che vediamo le mancanze degli altri e da codardi  nascondiamo le nostre, dovremmo magari cominciare da noi stessi con questo esercizio tanto semplice di vederci di fronte allo specchio e conversare con la nostra memoria individuale e collettiva  riguardo a questa umanità che si crede autosufficiente quando non riesce nemmeno a respirare da sola.

Magari un giorno apprenderemo a vederci senza vestiti e apprenderemo dalla nostra fragilità e incoerenza e, che non sia troppo tardi in questa marcia senza ritorno che abbiamo intrapreso con il nostro mondo  di vanità.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado


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