La forza di volontà

Tradotto da Monica Manicardi

Correva la metà degli anni novanta a Ciudad Peronia quando venne a vivere nel quartiere un matrimonio proveniente dalla Bethania, un altro sobborgo guatemalteco. In quel momento Ciudad Peronia  era già popolata, prima c’erano stati terreni polverosi senza valutazioni e i luoghi abbandonati che circondavano il mercato, la fermata del bus, El Gran Mirador, La Surtidora e la Cuchilla.

Don Luis e sua moglie, comprarono una casa che prima apparteneva ad una famiglia che si dedicava a tappezzare mobili, si vedevano spesso scheletri di arredamenti di soggiorni e sala da pranzo dappertutto. La loro casa rimaneva al principio del quartiere, salendo dal boulevard principale, ma alla fine si stringeva a La Arada verso il basso.

Un matrimonio molto particolare, pieno di energia che nei problemi giornalieri si familiarizzò con i vicini del quartiere, per quel tempo noi  gli sciancati della prima prole stavamo entrando nella adolescenza e sognavamo cose irraggiungibili, come per esempio avere i pali della luce elettrica nelle strade che illuminavano l’oscurità. Ma Ciudad Peronia era una periferia dal terreno secco, dirupi e villaggi, cosa potevano fare per la periferia?

Una periferia senza parco, senza aree ricreative, inospitale ovunque le ambulanze arrivavano tre giorno dopo dall’emergenza e nemmeno arrivava la polizia. Perchè lì si diceva che lanciavano la tortilla stecchita.

Don Luis aveva avuto la poliomielite da piccolo e aveva difficoltà nel muovere una gamba, sempre si spostava con la moto, ma non ha mai lasciato che la poliomielite lo fermasse e gli togliesse la forza di volontà. Presto Don Luis fece il tifo per le squadre di calcio e invitava a bere la squadra vincitrice, visitando i vicini e organizzando gli adulti del quartiere affinché fossero a Villa Nueva (municipio che appartiene a Ciudad Peronia) per chiedere al comune la installazione di due pali della luce elettrica nel quartiere.

Un pomeriggio ci sentì  parlare del sogno di avere dei pali della luce e ci disse senza esitare: lo faremo! Fu l’inizio di due anni  di andata e ritorno dal municipio. Abbiamo solo ottenuto l’accordo di comprare noi i due pali e il municipio di inviare il personale per l’installazione  dei cavi e dell’energia elettrica; ma siamo riusciti ad avere i due pali della luce.

Per il 15 di settembre, (giorno dell’indipendenza del Guatemala) con l’innocenza di chi non conosce la propria storia, noi da molto presto abbiamo pulito il quartiere e imbiancato con la calce i bordi ed i due pali della luce, abbiamo messo decorazioni nei tetti delle case e nel pomeriggio siamo andati a prendere la fiaccola di chiunque studiasse nelle scuole e nei collegi della periferia.

Prima di pensare che era ora di andare a prendere la nostra propria fiaccola dal quartiere, glielo abbiamo spiegato a Don Luis che si trasformò in alleato dei giovani  e disse: lo faremo! Al sentirlo, avevamo già affittato un bus e stavamo stipati con le nostre fiaccole pronti per andare a San Luca Sacatepéquez per accenderla e ritornare correndo da là. Per noleggiare il bus abbiamo fatto una lotteria. Mai nessun adulto del quartiere ci aveva motivato così. Quel 15 settembre del 1998 siamo andati a prendere la fiaccola e abbiamo realizzato un piccolo atto civico difronte a casa sua, che salendo dal boulevard rimaneva all’inizio del quartiere ma scendendo da La Arada rimaneva alla fine.

Ciudad Peronia alla fine degli anni ottanta e nei primi anni novanta aveva case povere dappertutto:  di lepe,  di nailon, cancelli di fili, di metallo, erano rare le case costruite di mattoni o fango. Quel sobborgo era un insieme di etnie appena arrivate dall’interno del paese, gente  di altri sobborghi che arrivavano con la speranza di potere occupare un terreno incolto e fermarsi a vivere lì.

Alla fine di questo decennio si riuscivano a scorgere più case di mattoni e poco a poco sparivano dall’area centrale della colonia, le case povere e le casupole. Il nostro quartiere fu uno dei primi della colonia,  e alcuni vicini  erano riusciti a risparmiare per il lusso di un marciapiede di cemento, altri avevano appena le aiuole di talpetate  ben spesse che bagnavano con un liquido affinché la polvere no si alzasse con il vento. Ma mancava qualcosa nel quartiere, mancavano gli alberi. Ci siamo incontrati  noi del quartiere e don Luis che non mancava mai ad una discussione, e quando abbiamo parlato dell’idea di piantare alberi don Luis come sempre disse: lo faremo!

Ma dove andavamo a prendere questi alberi? Don Luis allora disse che aveva contatti con una impresa che  vendeva alberi, che non dovevamo preoccuparci, che li avremmo avuti e che solo dovevamo occuparci di parlare con i vicini affinché autorizzassero di piantare due alberi per ogni casa. Un pomeriggio mi disse di andare con lui in moto e di accompagnarlo all’impresa dove avrebbe preso gli alberi, e lo accompagnai. Con mia  sorpresa, io che non conoscevo nessuno, l’uomo è arrivato, ha bussato alla porta e si è presentato chiedendo di parlare con l’incaricato al quale gli presentò il progetto come se gli stesse parlando del miglior progetto d’investimento della sua vita.

Durò solo 15 minuti entro il         quale il responsabile dell’impresa donò gli alberi, totalmente convinto dell’obiettivo di quel progetto che gli aveva parlato questo sconosciuto. E tornammo a Ciudad Peronia  e nel fine della settimana abbiamo riempito di alberi il quartiere.

Per quello stesso anno abbiamo realizzato la nostra opera maestra:   creare la prima squadra di football femminile di Ciudad Peronia, che era stato impossibile fino a quando no arrivò don Luis che disse come sempre: lo faremo!  L’unico campo di football era occupato nei fine settimana dai conduttori di autobus che avevano una squadra,  cosicché a noi toccava giocare nel nostro quartiere.

Nel La Arada, un pascolo che con gli anni hanno trasformato nella colonia Jerusalèn a suon di pallonate abbiamo fatto un campo di talpetate che è servito come campo ufficiale della squadra. Lo stesso terreno che continua ad essere   il campo dove gli sciancati dei quartieri vicini vanno a giocare le loro partite di football.

Nel ricordare questi successi, perché sono stati successi dato le condizioni di povertà della nostra periferia e del nostro quartiere, mi rimane la sicurezza assoluta che nella vita, l’unico di cui ha bisogno l’essere umano per ottenere l’irraggiungibile è la forza di volontà.  Nel nostro quartiere questa forza la risvegliò in noi don Luis, con il suo inconfutabile: lo faremo!

Non è irraggiungibile ed è impossibile che non fioriscano le primavere… 

Abbiamo bisogno della forza che muove il mondo: abbiamo bisogno di volontà e di una voce dentro di noi che ci dice: lo faremo! Piccoli cambiamenti sono grandi cambiamenti.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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