Società misogine

Tradotto da Monica Manicardi

“Violentano una donna alla fermata del treno di questa stazione”, disse il presentatore al notiziario, senza scomporsi, con la faccia che hanno quelli che vedono la violenza di genere come una cosa naturale. Quante donne sono violentate nelle stazioni di autobus e dei treni durante il giorno nel mondo? Una cosa naturale per la società che siamo.

“La tal sportiva del tal paese è stata trovata morta nelle sponde di un fiume, le avevano asportato un seno e le avevano tagliato la testa”, disse la giornalista sportiva nella televisione nazionale, senza battere ciglio, successivamente la presentatrice le ha domandato come andava la sua gravidanza e si sono lasciate andare in risate celebrando la prossima nascita. Senza un minimo di rispetto per la famiglia della vittima e di indignazione per il femminicidio.

“lo so che è patriarcato ma a me piace dirlo e allora?” mi hanno risposto uomini e donne allo stesso modo quando cerco di spiegargli che dire figlio di puttana ad un zoticone, ad un  ladro, ad un molestatore o ad un politico corrotto non è lui che si violenta, ma è violentare tutte le donne in ugual misura. Perché per la società patriarcale tutte le donne sono puttane.

E’ puttana la bambina che è apparsa nel bidone della spazzatura: puttana per vivere in strada, puttana per vivere con la sua famiglia, puttana per uscire di notte, per uscire di giorno, per non uscire; puttana perché si mette la gonna, per mettersi i pantaloni. E’ puttana l’adolescente violentata e smembrata: puttana per avere il fidanzato, per non averlo, perché sorride ad uno sconosciuto, perché non gli sorride. E’ puttana per dire sì o per dire no. E’ puttana per avere relazioni sessuali, per non averle.

E’ puttana la donna che è scomparsa e hanno trovato il suo corpo in un altro quartiere, picchiato e violentato. E’ puttana perché non si è lasciata più toccare da suo marito, dal suo fidanzato, dal suo amante. Puttana perché ha denunciato, puttana perché non ha denunciato per paura o per vergogna in una società che sempre giudica e indica la vittima e mai il carnefice. Puttana perché non ha il fidanzato, né il marito, né l’amante. Puttana perché era omosessuale, puttana per essere transessuale. Puttana, semplicemente per essere donna.

Per questa società patriarcale la donna merita, chiede e deve essere violentata costantemente perché questo le piace, le piace che la insultino, che la picchino, che la violentino, che la facciano scomparire, che l’ammazzino. E non la violentano esseri di un’altra galassia, uomini creati in alti mondi;  ci violentano i nostri fratelli, i nostri figli, i nostri amici, conoscenti, i nostri compagni di lavoro, i nostri genitori e nonni. Uomini che sono cresciuti con noi con gli stessi modelli di violenza patriarcale.

Alle donne violentate alle stazioni dei treni le hanno violentate uomini che sono cresciuti nello stesso sistema misogino che occultiamo. Perché che sia chiaro, occultare e rimanere in silenzio o girare la faccia o estraniarsi ha lo stesso peso morale che fare le cose. E’ tanto colpevole quello che fa come quello che sa e non denuncia. Questo siamo, una società che occulta la violenza di genere formando uomini violenti.

Un femminicida in serie è stato un bambino, come tutti. Cosa è successo a questo bambino perchè arrivasse a fare questo? L’uomo che va in un bar a violentare una bambina è un uomo che ha famiglia: che è figlio, fratello, padre, amico e nonno. Che ha donne nella sua famiglia, che è nato da una donna. E non crediamo che i violentatori siano solo persone di scarse risorse che non hanno avuto la possibilità di studiare, perché vediamo gente con lauree che fanno la stessa cosa. Il patriarcato non distingue le razze, il  credo, la classe sociale né il grado di istruzione. Ma vediamo la negazione di studiosi e intellettuali francesi affinché chiudano i bar e le case di appuntamento in Francia.

E’ lo stesso uomo che esce a manifestare per la corruzione. Sì, molti di questi uomini che riempiono le strade manifestando perché è aumentato il carburante frequentano i bar  e violentano le donne; aggrediscono le loro compagne, le loro figlie, le loro sorelle, le loro madri, sono coloro che passano la vita a gridare di tutto alle donne per le strade o  nei loro posti di lavoro. E’ l’uomo comune che tutti abbiamo in casa. E’ la ragione per la quale nei cortei contro il femminismo e la violenza di genere gli uomini non affollano le strade insieme alle donne, perché il minimo che pensiamo ci appare un violentatore.

Per il patriarcato è puttana la donna libera, quella che pensa, quella che ha il coraggio di vivere la sua vita, l’indipendente, la donna decisa, il patriarcato ci vuole sottomesse e mute affinché qualsiasi uomo si sieda con diritto sopra di noi. Non apparteniamo a nessuno, non siamo oggetti.

Continueremo a formare generazioni di uomini violenti? Fino a quando? Continueremo noi donne a crederci sante e indicare le altre come puttane? Fino a quando?  Le reti sociali dimostrano quello che siamo come umanità, lì siamo solo apparenze ma su ciò che non mentiranno è sull’opinione che hanno sulla violenza di genere. Basta leggere i commenti dei lettori quando si pubblica una notizia di un femminicidio, la maggioranza colpevolizza la vittima e la sua famiglia: ai padri per avere dato “libero sfogo” e a loro per “puttane”.

A volte sento che la lotta contro la violenza di genere, contro il patriarcato per quanto usciamo a manifestare, per quanti giorni commemorativi ci siano, per quante denunce si facciano, per quante morti violente e dolore che ci funesta come società non potremmo sradicarla. Quando vediamo una metà del paese gridare ad un presidente neo-liberale “Macri la puttana che ti ha partorito”, in lettura di poesia, in concerti, negli stadi, nelle manifestazioni massicce e sapendo che ci sono bambini stanno imparando con l’esempio. Questa stessa gente che esce a manifestare contro i femminicidi, non capiscono forse che tutto ha a che fare con tutto?

E allo stesso modo vediamo intellettuali, difensori dei diritti umani, a femministe, ad artiste, poetesse, cineaste, insegnanti,  attaccare l’etichetta “#MMLPTP” per qualsiasi pubblicazione facciano nella rete sociale. Molte volte denunciano la violenza governativa con violenza maschilista.

E il peggio di tutto, è cercare di spiegargli che questo è  patriarcato e violenza di genere e quelli che rispondono:”questo lo sapevo già ma lo faccio ugualmente, e allora? Lì uno si rende conto che sta arando nel mare, ma bisogna continuare a farlo perché è l’unica lotta che possiamo fare davanti al nostro peggior nemico da battere, bisogna insistere fino allo sfinimento e oltre.

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Ilka Oliva Corado @ilkaolivacorado

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