Nucleo patriarcale

Tradotto da Monica Manicardi
Viviamo in società patriarcali, misogine e maschiliste; a seguito di questo modello, la violenza contro le donne è sistematica e strutturale. E per quanto sia indegno è una violenza normalizzata perché le donne continuano ad essere viste come un oggetto che appartiene a chi le compra.
Per questa ragione vediamo genitori, fratelli, nonni, amici, amanti, compagni, che si credono padroni delle loro figlie, sorelle, nipoti, amiche, amanti, compagne. E vale lo stesso per gli estranei, si credono talmente padroni di qualsiasi donna che si ritengono liberi di potere eliminarle, insultarle, colpirle, violentarle, assassinarle e farle sparire.

Una violenza sistematica e strutturale che comincia con “è una bambina” e termina con il femminicidio. Se si nasce donna, è tutto a sfavore. Una violenza che ci dice che le bambine giocano con le bambole. Una violenza che ci dice che i bambini possono praticare lo sport e le bambine no, perché lo sport è per i maschi e le femmine per i lavori domestici. Una violenza che ci dice che i maschi della casa vanno a casa mentre le femmine no, perché il loro ruolo nella vita è sposarsi, avere figli e mandare avanti la casa.
Una violenza che ci dice che poche donne possono accedere all’educazione superiore, perché questa violenza sistematica continua pensando che la donna sia un oggetto e come oggetto non pensa, non sente, non agisce e non ha diritti. Una violenza che impone il ruolo della donna nella vita di aprire le gambe e partorire figli. Punto.
Una violenza che influenza anche le donne mettendosi contro tra di loro, quando alcune dicono credendosi caste, pure e sante, che le altre meritano essere violentate perché: puttane, alcolizzate, calde, vogliose, provocatrici, superficiali, promiscue e drogate e, supportano con questo il patriarcato del quale fanno parte e lo aiutano ad alimentarlo. Ignorando che ad esporre una donna al disprezzo pubblico della doppia morale per il suo comportamento e stile di vita, anche loro si espongono perché appartengono allo stesso genere.
Una violenza strutturale che alimenta un sistema che manipola, esclude e violenta le donne a tutti i livelli della società. Una violenza che dice che le donne non possono decidere del proprio corpo, che questo corpo non le appartiene, le appartiene il disprezzo pubblico e all’osservazione della religione. Per questo si continua a negare il diritto all’aborto.
La violenza contro le donne ha vari volti, numerose forme e per questo molte volte è impercettibile, diventa sottile quando in molti credono di lusingarle, quando in realtà quello che fanno è violentare con le molestie di strada.
Una violenza strutturale e sistematica che continua a negare l’attenzione medica, l’educazione e opportunità di sviluppo alle donne. Un sistema di giustizia patriarcale, misogino e maschilista, con giudici maschilisti, con procuratori maschilisti, con avvocati maschilisti, con la polizia maschilista, con condanne inesistenti perché le decisioni si prendono dalla misoginia che è l’odio contro la donna. Una violenza ostetrica che manca di rispetto alle donne che stanno partorendo. Quella che la indica per come si veste, agisce e vive. Parlare di violenza contro le donne è come parlare dell’inizio del tempo.
Ogni 25 novembre si celebra il Giorno Internazionale dell’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Una lotta che iniziò nel 1981, per commemorare la data nelle quali furono assassinate (femminicidio) nel 1960, le sorelle Mirabal: Patria, Minerva e Maria Teresa, nella Repubblica Domenicana per ordine del dittatore Trujillo. Dal 1999 le Nazioni Unite convocano i paesi del mondo a pronunciarsi contro la violenza contro le donne.
Tuttavia dato che la violenza è strutturale e sistematica, quello che dobbiamo cambiare è il sistema, i modelli di educazione, perché come dicevo all’inizio, il femminicidio è l’espressione più atroce del patriarcato sulla donna, ma inizia con la esclusione e la degradazione solo per il sui genere.
Per sradicare i femminicidi dobbiamo eliminare il patriarcato, per sradicare il patriarcato dobbiamo cambiare il sistema. Per avere società eque e paritarie, con diritti e obblighi, dobbiamo estirpare dalla radice il patriarcato.
Un esempio di violenza contro la donna, che è subliminale, è quella della coppia, quando è la donna che si attiva per non tenere figli, perché il compagno siccome è un uomo non si farebbe mai una vasectomia perché perderebbe la virilità. Stereotipi del patriarcato.
La violenza contro la donna è un tema nel quale insistere, e che spetta a tutti, in tutti gli strati sociali, dalle città alle campagne, perché è un obbligo di tutti sradicare il patriarcato, la misoginia e il maschilismo.
Incominciando a smettere di chiamare culi le donne, riferendosi a loro.
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Ilka Oliva Corado. @ilkaolivacorado contacto@cronicasdeunainquilina.wordpress.com

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